06 Dic

Intervista Comunità Pastorale

In Blog
Written by 

Intervista resa per il Numero di Dicembre 2015 della Pubblicazione mensile della Commissione Comunicazione, a cura di don Pietro Guzzetti.

1) Quale può essere un approccio cristiano all’economia moderna?
Ce lo dice la dottrina sociale della Chiesa e, ultimamente, la “Laudato sì”, col richiamo ad obiettivi dell’attività economica che non si limitino al “massimo profitto”, ma assecondino anche valori dell’umanità e del suo ambiente culturale e naturale. L’attenzione a questi valori, oltre a migliorare la qualità della vita per tutti, apporta valore all’impresa, come sembrano aver capito i fautori della RSI - responsabilità sociale d’impresa. Ma è ancora l’inizio di un percorso che nel tempo potrebbe portare ad una miglior com- prensione del messaggio evangelico, come fattore di riequilibrio delle ingiustizie di cui soffre il mondo, dalle quali derivano turbolenze che sono sempre più difficili da controllare. Un diffuso esempio di approccio cristiano all’attività economica si ha con
L'Economia di Comunione, proposta nel 1991 da Chiara Lubich, nell’ambito della spiritualità del Movimento dei Focolari. Vi aderiscono attualmente 860 imprese sparse nel mondo
.2) Come l’economia può essere strumento di pace e progresso?
All’origine l’economia era intesa a diffondere tra le popolazioni i vantaggi della produzione industriale e a tale scopo era correlata con le altre discipline riguardanti l’umanità e il suo ambiente. Nella ricerca di una sua identità come scienza, l’economia ha rescisso questi legami ed ha perso la dimensione relazionale con le altre discipline, orientandosi sempre più al solo profitto. Questo spiega la trascuratezza verso altre istanze e l’attenuarsi del senso di responsabilità per le conseguenze esercitate sugli altri. Aspetto particolarmente delicato, con la globalizzazione, che in tempo reale espone tutti agli altrui comportamenti economici e finanziari. Soltanto con il ricupero della dimensione relazionare, del quale si hanno i primi accenni concreti, l’economia potrà tornare al virtuo- so ruolo che le spetta.
3) La new economy come ha cambiato la società? Quali aiuti e quali ostacoli per le nostre famiglie?
Il cambiamento è enorme e tuttora in inarrestabile sviluppo accelerato. Tale da rendere instabile la stessa società e il suo ambiente, con riflessi pesanti sul senso di appartenenza e nella vita di relazione. La dominante tecnologica è spesso supportata soltanto dall’attesa del massimo profitto e abbisogna della necessaria mediazione culturale per essere indirizzata in modo più virtuoso, a vantaggio dell’umanità. Ma tutto ciò presuppone una crescita culturale, che va diffusa e sostenuta. Una simile azione deve coinvolgere tutti, a partire dalle famiglie, che valorizzano ciò che è umanamente valido e che può orientare ad un utilizzo corretto delle moderne tecnologie rese disponibili dalla new economy. Da quest’ultima debbono poter derivare possibilità di lavoro che sopperiscano alla minore occupazione nelle attività tradizionali e consentire la formazione ed il corretto mantenimento delle famiglie.
4) Cosa direbbe ad un cinquantenne rimasto senza lavoro?
Non saprei cosa dire! E’ troppo facile parlare per chi ne è fuori, ancorché solidale. Comunque, gli esprimerei solidarietà e auspicherei con lui un più efficace intervento pubblico inteso
ad assicurare il necessario sostentamento e, soprattutto, il reinserimento lavorativo, anche a fronte di un suo adeguato impegno formativo. Cercherei di pensare all’essenziale e di sentirmi nuovo, non del tutto succube del passato. Punterei sul fatto che esisto, con i miei valori, col mio rapporto col Creatore, nel quale, comunque confidare. Mi direi che devo ripartire, non importa come, mettendo a frutto quello che ho di forza fisica e mentale. Cercherei quindi di guardare avanti, di mettere a frutto ogni
risorsa rimasta, individuando e valutando anche nuovi percorsi vicini e lontani. Terrei conto che nel futuro tutto nel mondo sarà più aleatoria, avvertirei sentimenti di solidarietà verso gli altri. Infine, mi soffermerei sulla didascalia ad una grande croce che ho letto sul muro di una chiesa della nostra Brianza. Essa recita “Se mi accetti sono leggera, se mi rifiuti ti schiaccio”. E pregherei perché lui non si faccia schiacciare, risolva i suoi problemi e il mondo cambi per tutti, a partire dai sentimenti.

Read 1166 times
Login to post comments
Home Blog Intervista Comunità Pastorale