Globalizzazione

Con il termine globalizzazione si è inteso il fenomeno di crescita progressiva delle relazioni e degli scambi a livello mondiale in diversi ambiti, il cui effetto principale è stata una decisa convergenza economica e culturale tra i Paesi del mondo, con una 

forte integrazione degli scambi commerciali internazionali e la crescente interdipendenza dei paesi gli uni dagli altri. Il termine, di uso recente, è stato utilizzato per riferirsi prevalentemente agli aspetti economici delle relazioni fra popoli e aziende, ma il fenomeno va visto anche nel contesto dei cambiamenti sociali, tecnologici e politici, e delle complesse interazioni su scala mondiale che, soprattutto a partire dagli anni ottanta, in questi ambiti hanno subito una sensibile accelerazione.

  L'economista Giancarlo Pallavicini ha affermato che, anche per effetto della tecnologia informatica, essa può definirsi come uno straordinario sviluppo delle possibili relazioni, non soltanto economico-finanziarie, pur preminenti, tra le diverse aree del globo, con modalità e tempi tali da far si che ciò che avviene in un'area si ripercuota anche in tempo reale sulle altre aree, pure le più lontane, con esiti che i tradizionali modelli interpretativi dell'economia e della società non sono in grado di valutare correntemente, anche per la simultaneità tra l'azione e il cambiamento che essa produce.
 

 Alcuni critici sono convinti che la globalizzazione avrebbe causato un impoverimento maggiore dei paesi poveri...

 

 

 

 

Vess Savage Garden

La Base Critica - Abstract n. 5: Globalization

Globalization

The globalization can’t be realized without technology. But if the technique serves insitutions managed by a few or existing for the privileges of a few, and if these institutions are the same that produce, develop and promote the globalization, then the technists become functionaries of the technical machinery which design and implementation has a basic fault: To serve an elitist project of global control.

The italian economist Giancarlo Pallavicini affirmed that the globalization forms, mainly thanks to the computer technologies, “an extraordinary development of the possible relations between the different areas of the world, with such a speed that what happens in an area has real time repercussions on the other areas, also the farthest". 
However, he added that “the traditional models we use to interpret economy and society cannot value their outcomes fluently, because globalization produces simultaneity of action and change”. 

This is one of the deep evils of globalization, that it is completely out of people's control. We actually can't prevent it from benefitting only vested interests, the only ones who can act globally, because they control the engine of every global process: technology.

It is therefore very important for pro-global institutions that technicality spreads culturally and binds itself to the ideology of the global market (a technician as Steve Jobs is glorified after his death by media all over the world). Technicality is the unaware element – because who practices it doesn't necessarily do so with ulterior motives – which contributes to create the cultural belief that globalization as a process is inevitably bound to the best development possible for man and his world.

 

Innovando

Unconventional Communication 

Dalla globalizzazione alla interconnessione e alla nascita della web-society

Il termine globalizzazione, di uso recente, è stato utilizzato dagli economisti, a partire dal 1981, per riferirsi prevalentemente agli aspetti economici delle relazioni fra popoli e grandi aziende. Il fenomeno invece va inquadrato anche nel contesto dei cambiamenti sociali, tecnologici e politici, e delle complesse interazioni su scala mondiale che, soprattutto a partire dagli anni ottanta, in questi ambiti hanno subito una sensibile accelerazione.

Sebbene molti preferiscano considerare semplicisticamente questo fenomeno solo a partire dalla fine del XX secolo, osservatori attenti alla storia parlano di globalizzazione anche nei secoli passati. Ma erano tempi diversi in cui la globalizzazione si identificava, pressoché essenzialmente, nell’internazionalizzazione delle attività di produzione e degli scambi commerciali.

In campo economico la globalizzazione denota la forte integrazione degli scambi commerciali internazionali e la crescente dipendenza dei paesi gli uni dagli altri. Con la stessa parola si intende anche l’affermazione delle imprese multinazionali nello scenario dell’economia mondiale: in questo settore si fa riferimento sia alla produzione spesso incentrata nei paesi del sud del mondo; sia alla vendita, che vede i prodotti di alcuni marchi molto sponsorizzati in commercio in quasi tutti i paesi del mondo.

L’economista Giancarlo Pallavicini afferma che, anche per effetto della tecnologia informatica, essa può definirsi come “uno straordinario sviluppo delle possibili relazioni, non soltanto economico-finanziarie, pur preminenti, tra le diverse aree del globo, con modalità e tempi tali da far sì che ciò che avviene in un’area si ripercuota anche in tempo reale sulle altre aree, pure le più lontane, con esiti che i tradizionali modelli interpretativi dell’economia e della società non sono in grado di valutare correntemente,anche per la simultaneità tra l’azione ed il cambiamento che essa produce”

L’economista Pallavicini ha affermato il giusto. Dobbiamo dire che la globalizzazione non ha portato grandi modifiche sociali. Sono ancora un po’ combattuto se affermare che la globalizzazione moderna è un effetto del capitalismo fordista o se la realtà invece è molto più complessa. Ma non voglio soffermarmi su ciò che è davvero la globalizzazione se non proprio sull’affermazione di Giancarlo Pallavicini quando la coniuga inserendo nel contesto l’avanzare tumultuoso della tecnologia informatica. Con la tecnologia informatica, la globalizzazione è diventata interconnessione, grazie alla rete e questo sì che sta portando evidenti cambiamenti sociali che hanno effetti rilevabili già oggi. Una delle grandi differenze tra la globalizzazione e l’interconnessione è che in quest’ultima, la variabile geopolitca è ininfluente. Essere connessi alla rete da Melbourne e condividere opinioni, pensieri e idee con una persona di Città di Castello in provincia di Perugia non ha riflessi di carattere geopolitico o anche economico. Mentre un industriale di Città di Castello che porta la propria azienda in Cina assumendo dipendenti cinesi ha certamente ripercussioni sociali e geopolitiche di importante rilevanza.

http://www.innovando.it/dalla-globalizzazione-alla-interconnessione-e-alla-nascita-della-web-society-53162.html

 

Relazione in vaticano

 

Simposio Internazionale Scientifico: Pitirim Sorokin - Mosca/San Pietroburgo

 Leggi tutto in Russia: Istituto Internazioale N. Kondratiev - P. Sorokin   http://www.giancarlopallavicini.it/russia/istituto-internazionale-n-kondratiev-e-p-sorokin 

GLOBALIZZAZIONE

Con il termine globalizzazione si indica il fenomeno di crescita progressiva delle relazioni e degli scambi a livello mondiale in diversi ambiti, il cui effetto principale è una decisa convergenza economica e culturale tra i Paesi del mondo.

Il termine globalizzazione, di uso recente, è stato utilizzato dagli economisti, a partire dal 1981, per riferirsi prevalentemente agli aspetti economici delle relazioni fra popoli e grandi aziende. Il fenomeno invece va inquadrato anche nel contesto dei cambiamenti sociali, tecnologici e politici, e delle complesse interazioni su scala mondiale che, soprattutto a partire dagli anni ottanta, in questi ambiti hanno subito una sensibile accelerazione.

Sebbene molti preferiscano considerare semplicisticamente questo fenomeno solo a partire dalla fine del XX secolo, osservatori attenti alla storia parlano di globalizzazione anche nei secoli passati. Ma erano tempi diversi in cui la globalizzazione si identificava, pressoché essenzialmente, nell'internazionalizzazione delle attività di produzione e degli scambi commerciali.

Economia

In campo economico globalizzazione denota la forte integrazione degli scambi commerciali internazionali e la crescente dipendenza dei paesi gli uni dagli altri. Con la stessa parola si intende anche l'affermazione delle imprese multinazionali nello scenario dell'economia mondiale: in questo settore si fa riferimento sia alla produzione spesso incentrata nei paesi del sud del mondo; sia alla vendita, che vede i prodotti di alcuni marchi molto sponsorizzati in commercio in quasi tutti i paesi del mondo

L'economista Giancarlo Pallavicini afferma che, anche per effetto della tecnologia informatica, essa può definirsi come "uno straordinario sviluppo delle possibili relazioni, non soltanto economico- finanziarie, pur preminenti, tra le diverse aree del globo, con modalità e tempi tali da far sì che ciò che avviene in un'area si ripercuota anche in tempo reale sulle altre aree, pure le più lontane, con esiti che i tradizionali modelli interpretativi dell'economia e della società non sono in grado di valutare correntemente,anche per la simultaneità tra l'azione ed il cambiamento che essa produce" .

Critiche e controversie

Nell'accezione economica, l'odierno modello di globalizzazione è contestata da alcuni movimenti no-global e new-global v. anche Popolo di Seattle, No logo) mentre è fortemente sostenuta dai gruppi liberisti anarco-capitalisti.

I dibattiti riguardo il suo effetto sui paesi in via di sviluppo sono infatti molto accesi: secondo i fautori della globalizzazione, questa rappresenterebbe la soluzione alla povertà del terzo mondo.

Secondo gli attivisti del movimento no-global essa causerebbe invece un impoverimento maggiore dei paesi poveri, attribuendo sempre più potere alle multinazionali, favorendo lo spostamento della produzione dai paesi più industrializzati a quelli in via di sviluppo, zone franche i cui tutti i diritti umani non sono garantiti e dove i salari sono più bassi. Il tutto senza dare reali benefici alla popolazione del posto, anzi distruggendone buona parte dell'economia locale .

I new-global[1] asseriscono che uno stato nazionale, limitato entro i propri confini, non può più dettare regole ad imprese transnazionali, capaci di aggirare con la loro influenza ogni barriera politica e condizionare le decisioni dei governi. Il potere dello stato viene inoltre smantellato dalla possibilità di pagare le tasse dove costa meno, giocando sulla sede fiscale. Una delle proposte è appunto l'abolizione dei cosiddetti paradisi[3] fiscali .

Gli attivisti del movimento precisano però che non sono contro la globalizzazione ma per un diverso modello di essa, più solidale, che tenga più conto delle diversità culturali e non cerchi di omologare tutto il pianeta sul modello occidentale. È molto criticato il fatto che sia stata attuata in modo selvaggio senza assumere dentro i criteri del commercio internazionale un limite allo sfruttamento delle risorse umane e ambientali, il cosiddetto sviluppo sostenibile. Uno studio effettuato da Pranab Bardhan dell'Università di California, basato su dati della Banca Mondiale, sostiene però che la globalizzazione non abbia reso nel complesso i paesi più poveri, ma che nemmeno abbia avuto grande influenza nella riduzione della povertà. Avrebbero invece effetto decisamente maggiore alcuni miglioramenti delle politiche interne dei paesi, quali lo sviluppo della rete infrastrutturale, il perseguimento della stabilità politica, le riforme del sistema agrario e il [4] miglioramento dell'assistenza sociale .

Il Premio Nobel per la Pace Muhammad Yunus, teorico della finanza etica e fondatore della Grameen Bank, sostiene però che l'Organizzazione Mondiale del Commercio sia un bulldozer al servizio delle maggiori economie, come gli Stati Uniti, che pretendono la libertà di vendere in qualsiasi mercato, ma che spesso temono, in casa loro, anche la concorrenza più piccola e innocua di qualche prodotto agricolo o artigianale; aggiunge inoltre che è necessario promuovere delle [5] forme di aiuto sostenibile affinché la globalizzazione possa davvero essere utile allo sviluppo .

Secondo il rapporto di Amnesty International con la globalizzazione il potere scivola dalle mani degli Stati e si sposta "silenziosamente" in quelle delle multinazionali, che diventano i nuovi [6] interlocutori nelle campagne per la difesa dei diritti umani in tutto il mondo .

L'economista indiana Vandana Shiva asserisce che la globalizzazione ha prodotto in India suicidi di massa tra i contadini, strozzati dai debiti per l'aumento dei costi di produzione e la caduta dei prezzi. In India l'ingresso nel paese delle grande multinazionali come la Monsanto - con l'obbligo di acquistare da loro le sementi industriali dal costo sempre più elevato, biologicamente modificate e utilizzabili solo per un raccolto - si sta traducendo in una rovina per i piccoli agricoltori. Vandana Shiva aggiunge inoltre che capitalismo globale e fragili equilibri ecologici, avidità e violenza [7] contro i più deboli sono da combattere con la disobbedienza civile .

Durante la messa dell'Epifania del gennaio 2008 Papa Benedetto XVI afferma che non si può dire che la globalizzazione sia sinonimo di ordine mondiale, tutt'altro e aggiunge: i conflitti per la supremazia economica e l'accaparramento delle risorse energetiche, idriche e delle materie prime rendono difficile il lavoro di quanti, ad ogni livello, si sforzano di costruire un mondo giusto e [8] solidale .

Effetti indiretti della globalizzazione sono le ripercussioni sull'ambiente e sull'inquinamento dell'aria, causate dall'industrializzazione e dall'aumento dei trasporti.

Comunicazioni e cultura

Con globalizzazione, ci si riferisce oltre che allo sviluppo di mercati globali, anche alla diffusione dell'informazione e dei mezzi di comunicazione come internet, che oltrepassano le vecchie frontiere  nazionali. Nello stesso campo il termine indica la progressiva diffusione dei notiziari locali su temi internazionali. Il termine globalizzazione è utilizzato anche in ambito culturale ed indica genericamente il fatto che nell'epoca contemporanea ci si trova spesso a rapportarsi con le altre culture, sia a livello individuale a causa di migrazioni stabili, sia nazionale nei rapporti tra gli stati. Spesso ci si riferisce anche all'elevata e crescente mobilità delle persone con una permanenza limitata temporalmente (turisti, uomini di affari, etc.).

Pro e Contro della globalizzazione

La globalizzazione può favorire lo sviluppo economico di alcuni stati, in particolare quelli industrializzati e sviluppati, attraverso guadagni e profitti provenienti da un modo di agire: il decentramento. Esso consiste nel spostare le industrie in paesi sottosviluppati, dove la manodopera ha un costo inferiore. Così facendo si offre un lavoro nei paesi più poveri ma le multinazionali decentrano le loro industrie in paesi in via di sviluppo che non possono così svilupparsi. In ogni caso la globalizzazione "ferisce" le tradizioni popolari, diffondendo alcune feste che appartengono a quelle di un popolo. Ad esempio Halloween è una festa di origine celtica che si è diffusa nei popoli anglo-sassoni; con la globalizzazione si è diffusa nei popoli dei paesi sviluppati. Ciò non accade solo per le feste, ma anche per il modo di vestire, soprattutto quello giovanile, il modo di parlare, i cibi consumati, ecc. Ad esempio prima degli anni '40 era impossibile trovare in Italia e in Europa persone che indossassero le T-shirt, ora è comunissimo.

Origini della globalizzazione

Nell'immaginario collettivo la globalizzazione è spesso percepita come un fenomeno progressivo, che si è andato sviluppando nel tempo in modo naturale, e che vede la condizione attuale nei suddetti ambiti come una fase intermedia tra il generico passato ed il futuro. In realtà, se con globalizzazione ci si riferisce ad un fenomeno specifico degli ultimi decenni, scientificamente il concetto è tutt'altro che consolidato, anche se è entrato a far parte del lessico comune e i mass media ne fanno larghissimo uso. Per quanto riguarda l'economia per esempio, diversi autori sottolineano che il sistema degli scambi internazionali era più globalizzato negli anni [9] precedenti il 1914 di quanto non sia attualmente  , che i sistemi economici sono comunque fondamentalmente a base nazionale e anche quelli di dimensione tendenzialmente continentale presentano diversi aspetti di chiusura (cfr., in agricoltura, le politiche protezionistiche dell'Unione [10] Europea).

D'altra parte, Amartya Sen sostiene che processi di globalizzazione sono in corso da almeno un millennio, affogando così il concetto e le pratiche che lo sottendono nel mare magnum della lunga durata. Anche questo invita a maneggiare il concetto con una certa cautela. In ogni caso, nella coscienza dei popoli il fenomeno si sta consolidando insieme alla diffusione del punto di vista globale ed all'impegno concreto per un mondo migliore al di là dei propri interessi [senza fonte] personali e dei confini nazionali . Si parla sempre più spesso di "globalizzazione dei diritti" e perciò di rispetto dell'ambiente, di eliminazione povertà, di abolizione della pena di morte ed emancipazione femminile in tutti i paesi del mondo. Di pari passo alla diffusione di notizie su scala mondiale ed alla progressiva presa di coscienza delle problematiche globali, cominciano a svolgersi grandi manifestazioni con la partecipazione contemporanea in numerose località di decine di milioni di persone. 

Bibliografia

  • Marc Augé, Nonluoghi, Eleuthera, Milano, 1993.
  • Saskia Sassen, Città globali, Il Mulino, Bologna, 1997.
  • George Ritzer, Il mondo alla Macdonald, Il Mulino, Bologna, 1997.
  • Roland Robertson, Globalizzazione. Teoria sociale e cultura globale, Asterios, Trieste, 1999.
  • Ulrich Beck, Che cosa è la globalizzazione. Rischi e prospettive della società planetaria, Carocci, Roma, 1999.
  • Zygmunt Bauman, Dentro la globalizzazione. Le conseguenze sulle persone, Laterza, Bari, 1999.
  • Zygmunt Bauman, La solitudine del cittadino globale, Feltrinelli, Milano, 2000.
  • Luciano Gallino, Globalizzazione e diseguaglianza, Laterza, Roma-Bari, 2000.
  • Naomi Klein, No Logo. Baldini e Castoldi, Milano, 2001.
  • Wayne Ellwood. La globalizzazione, Verso, Urbino, 2003.
  • Danilo Zolo, Globalizzazione. Una mappa dei problemi, Roma-Bari, Laterza, 2004.
  • Franco Cardini, La globalizzazione. Tra nuovo ordine e caos, Il Cerchio, Rimini, 2005.
  • Martin Wolf, Perché la globalizzazione funziona. Il Mulino, Bologna, 2006.
  • Giancarlo Pallavicini, La nuova era globale suggerisce una verifica dell'economia e della finanza come dottrina e come prassi, Fondazione Vaticana "Centesimus Annus-Pro Pontificie", Convegno internazionale "Etica e Finanza", Città del Vaticano, 30 aprile 2000. y Giancarlo Pallavicini, Sirven nuevos mensajes y reglas a la globalizacion, apremiada por la difusion de la tecnologia avanzada, para que no empeore la marginacion y la exclusion de gran parte de la humanidad y promueva un desarrollo favorable al hombre y a la sociedad, protegiendo los valores. Un modelo de calculo de los resultados no directamente economicos: "La decomposicion de los parametros", III Encuentro Internacional de Economistas, "Globalizacion y problemas del desarrollo", La Habana, 24/29 de Henero del 2000.
  • Giancarlo Pallavicini, Libertà e Responsabilità: un paradigma strategico nell'era globale, 5.a Conferenza Internazionale Kondratiev, "Evoluzione e prospettive delle trasformazioni sociali", San Pietroburgo, 19/22 ottobre 2004.
  • Luca Corchia, Aperture della globalizzazione e nuove chiusure politiche, in Massimo Ampola - Luca Corchia, Dialogo su Jürgen Habermas. Le trasformazioni della modernità, Pisa, Edizioni ETS, 2007, pp. 179-198.
  • Joseph E. Stiglitz, La globalizzazione che funziona, traduzione di Daria Cavallini, Einaudi, Torino, 2006. ISBN 88-06-18016-9
  • Giuliano Battiston (intervista di), Zygmunt Bauman. Modernità e globalizzazione, Edizioni dell'Asino, Roma 2009, isbn 978-88-6357-020-5
  • Alessandro Hellmann, Decadence Lounge. Viaggio nei nonluoghi del nostro tempo, Zona Editrice, Arezzo, 2010, ISBN 978-88-6438-065-0
  • Giuliano Battiston (interviste di), Per un'altra globalizzazione, Edizioni dell'Asino, Roma, 2010

Note

1. ^ Relazioni di Giancarlo Pallavicini al III° Encuentro Internacional de Economistas, "Globalizacion y problemas del desarrollo", La Habana, 24/29 de Henero del 2000, al Convegno Internazionale "Etica e Finanza", Fondazione Vaticana "Centesimus Annus Pro-Pontificie", Città del Vaticano, 30 aprile 2000 e alla 5.a Conferenza Internazionale Kondratiev "Evoluzione e prospettive delle trasformazioni sociali", San Pietroburgo, 19/22 ottobre 2004, richiamate nella bibliografia, nonché, del medesimo autore, "Centro Internazionale Studi "Michea", Seminario del 28 aprile 2007,  Padenghe del Garda, "Internazionalizzaione dell'economia o globalizzazione?";ALICE Notizie- Esteri, da Apcom Mosca, 29.05.2008 h. 15.35, "Ne/Russia, Schroeder in "Club ristretto" Accademia delle Scienze. Più di 10 gli scienziati stranieri. Anche italiano Pallavicini (per studi sulla "Globalizzazione" all'Accademia delle Scienze, tra i quali: "The limits of the russian way to the Market and of globalization of the economy: two extremes heading towards the same destination, confirmation of Pitirim Sorokin's forecast", in "Return of Pitirim Sorokin", S. Kravchenko and N. Pokrovsky, Moscow, 2001, e "Libertà e responsabilità: un paradigma strategico nell'era globale", in bibliografia
2. ^ Naomi Klein, No Logo, 2002, Baldini Castoldi Dalai
3. ^ Ulrich Beck, Che cos'è la globalizzazione?, 1997, Carocci
4. ^ Pranab Bardhan. Does Globalization Help or Hurt the World's Poor?. Scientific American
Magazine, aprile 2006. (Pranab Bardhan. La globalizzazione è un bene o un male per i paesi poveri? Le Scienze numero 454 - giugno 2006)
5. ^ Muhammad Yunus. «Il seme del credito». Corriere della Sera, 07 novembre 2002. URL consultato in data 12-08-2010.
6. ^ «Il monito su globalizzazione torture ed esecuzioni capitali». la Repubblica, 30 maggio 2001. URL consultato in data 12-08-2010.
7. ^ Terry Marocco. «Vandana Shiva: il genocidio figlio della globalizzazione». La Stampa, 18 settembre 2006. URL consultato in data 12-08-2010.
8. ^ «Il Papa contro la globalizzazione "Una nebbia che avvolge le nazioni"». la Repubblica, 6 gennaio 2008. URL consultato in data 12-08-2010.
9. ^ Hirst e Thompson. La globalizzazione dell'economia. Editori Riuniti, 1997
10. ^ Amartya Sen. Globalizzazione e libertà. Mondadori, 2002 

Home Economia Globalizzazione