Cinquant’anni fa si sentiva la gente cantare.
Cantava il falegname, il contadino, l’operaio,
quello che va in bicicletta, il panettiere.
Oggi hanno smesso.
La gente non canta e non racconta più.
- Mario Rigoni -
Condivido con Mario Rigoni Stern questa considerazione sul cantare di un tempo, come ho condivis, con lui e con Alberto Moravia, la fondazione di “Myr Cultura” in Russia all’avvio della “perestrojka” gorbaciovana. Tra le ragioni del cambiamento l’accelerazione dei ritmi della vita in generale ed il continuo sovrapporsi di nuovi motivi musicali, che scorrono come l’acqua sulla pelle, senza lasciare traccia. Nel tempo che fu le canzoni in voga, al pari di alcuni tradizionali brani d’opera, , erano talmente condivisi da caratterizzare persino l’habitat in cui si svolgevano le attività lavorative e lo stesso ambito familiare, con i suoi ritmi abituali, ma condivisi fra tutti, pur nella diversità dei ruoli. Forse, pure il canticchiare i motivi musicali condivisi contribuiva al comune senso di appartenenza. Comunque tempi diversi, da non dimenticare per chi li ha vissuti, ma senza che inducano a malinconiche reminiscenze. Semmai da considerare con occhi nuovi, per traslare nel futuro che avanza ciò che merita di essere mantenuto nel cammino verso un mondo che ci auguriamo migliore per tutti.
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